FUORISEDE vs COVID-19

UNO FRA TANTI

“Studiare all’università si è dimostrato subito un’esperienza completamente diversa rispetto a quella vissuta al liceo per 5 anni, e il cambiamento che avverte una matricola porta sempre novità evidenti, nel bene e nel male! Il primo pensiero che si nutre è che quasi mai non si conosce nessuno, ma proprio nessuno, e la mia testimonianza è ancora più vera se penso che dalla Sicilia sono arrivato in una regione lontana e diversa, la Lombardia.
Ma non trascuriamo che nella mia medesima condizione si sono trovate tante altre matricole, per cui il problema non è di certo non conoscere nessuno, perché è un problema che presuppone già una soluzione: non conosci nessuno? E allora inizia a conoscere qualcuno, altrimenti non ne uscirai mai, è così semplice! Con alcuni abbiamo fatto conoscenza in quelle pochissime occasioni in cui abbiamo frequentato le aule in carne ed ossa e non dalla nostra scrivania; è inutile dirlo, ci saremmo conosciuti anche meglio se avessimo frequentato a tempo pieno gli spazi universitari: ci saremmo confrontati sui nostri compiti in modo più diretto, senza piattaforme e mezzi digitali, avremmo avuto molto tempo in più per parlare di noi ed ascoltarci reciprocamente. Guardiamo però il lato positivo: in un modo o nell’altro, ci siamo conosciuti, ci siamo parlati, abbiamo capito qualcosa in più riguardo a chi siamo e a chi fare affidamento; e non è facile come alle scuole superiori, in cui una classe è composta da massimo 25 o 30 giovani… i gruppi ora sono più larghi e anche solo farsi un’idea di tutti è un po’ più arduo!
Sono davvero contento di esserci riuscito, almeno in parte, e spero di poter dire lo stesso di queste persone che sono entrate nella mia vita pochi mesi orsono. Quando i periodi come questo si trascorrono, si vivono e si superano insieme è un altro mondo, è come se per un attimo ti togliessi di dosso tutto il peso e la negatività di quella situazione.
E la DAD, quest’esperienza di cui ormai parlano anche quelli con la laurea impolverata? Beh, c’è un motivo se è un argomento così discusso anche da chi non vive più un’esperienza educativa, tuttavia posso dire sinceramente che finora mi è pesata pochissimo, quasi nulla; d’altro canto, la mia situazione è un po’ singolare: io non sto dal lunedì al venerdì per 8 ore davanti al PC, inoltre la maggior parte delle lezioni non è stata poi così stancante in questo semestre, perciò posso solo immaginare come si sentono tantissimi altri studenti che invece sono sottoposti ad uno stress più intenso – e alcuni sono anche miei amici. Dal punto di vista psicologico sono sempre stato serenissimo nei confronti dell’apprendimento da remoto, salvo quei rari episodi di stanchezza e di abbattimento – del tutto normali ed inevitabili! Del resto ritengo alquanto inutile lamentarsi di ciò che dobbiamo vivere per necessità, sono piuttosto dell’idea che bisogna fare il possibile per rendere più piacevoli o anche meno sgradevoli momenti come questo. Non voglio essere frainteso, anch’io rigetto l’idea di imparare e crescere lontano dal dipartimento, ma – detto sinceramente – non voglio nemmeno essere costretto a recarmi in aula con la paura di ammalarmi, rischiando anche grosso.
Riguardo la qualità della didattica, posso solo dire che nelle materie teoriche non ci sono stati ostacoli di sorta, né complicazioni o limitazioni, che hanno invece fatto capolino quando dovevamo rivolgerci alle attività pratiche, che nella mia facoltà, il design, sono presumibilmente cruciali. Questo è l’unico rammarico che mi porto dietro, un qualcosa non da poco, ma che cerco ogni giorno di ignorare pensando a tutte le volte in cui invece i miei docenti hanno reagito positivamente alla situazione pandemica, con grande professionalità.
Posso solo sperare che il prossimo semestre, che è alle porte, sia carico di belle sorprese e che la mia personalità di studente, come quelle dei miei compagni, possa trovare mille altre occasioni di crescita personale e collettiva: ecco, sicuramente un punto in comune con le scuole di altro ordine e grado c’è, è proprio questo!”

Andrea Mancuso, 19 anni, studente universitario

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Vai alla barra degli strumenti